L'interruzione volontaria di gravidanza in Italia è disciplinata dalla legge 194, approvata nel 1978. Secondo questa normativa, è consentito interrompere la gravidanza a condizione che si tuteli la vita umana fin dai suoi primi stadi e che l'obiettivo non sia quello di controllare le nascite.
La richiesta di garantire la tutela della vita umana fin dai suoi primi stadi ha aperto una breccia nel dibattito pubblico: un embrione può già essere considerato vita? I dubbi riguardanti il momento esatto dell'inizio della vita hanno generato un vivace dibattito sulla possibilità di praticare l'aborto, spingendo molti operatori sanitari a diventare obiettori di coscienza.
La legge 194, all'articolo 9, regolamenta la presenza degli obiettori di coscienza negli interventi di interruzione volontaria di gravidanza, affermando che gli operatori coinvolti possono astenersi dall'eseguire l'operazione se questa viola i loro principi morali. Tuttavia, va sottolineato che esiste un'eccezione importante: nel caso in cui la vita della donna sia a rischio a causa della gravidanza, il personale sanitario non può rifiutarsi di procedere con l'interruzione.
Le strutture autorizzate, in presenza di personale obiettore, sono tenute a garantire comunque il servizio, organizzando turni in cui siano presenti professionisti disposti ad eseguire le operazioni necessarie. Nel 2022, in alcuni ospedali, come l'Ospedale dell'Annunziata di Cosenza, tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza, rendendo necessaria l'attesa di un medico esterno per le interruzioni di gravidanza. Nel Sud Italia, circa l'80% dei ginecologi è obiettore, con l'Abruzzo che emerge come la regione con la percentuale più elevata, che raggiunge quasi l'85%.
Col passare degli anni, il numero di aborti eseguiti annualmente è diminuito significativamente. Mentre nel 1982 furono registrati quasi 135.000 aborti, nel 2020 ne sono stati effettuati solo 66.410. Questa riduzione è attribuibile principalmente all'uso diffuso dei metodi contraccettivi. Il tasso di interruzioni è sceso da quasi 18 ogni 1000 donne nel 1982 a meno di 6 nel 2020.
Nel 2021, il 43% delle donne che hanno optato per un'interruzione di gravidanza aveva meno di 30 anni, mentre la fascia di età che ha registrato il maggior numero di richieste si situa tra i 30 ei 34 anni.
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